Da quando Internet si è sviluppato in un certo modo, è diventato estremamente facile reperire informazione.
Prima era necessariamente più laborioso; giornali, riviste e televisione hanno avuto spesso gioco facile tenendo il coltello dalla parte del manico, decidendo con processi lenti e ragionati i contenuti da pubblicare; per reperire contenuti più elaborati e di qualità bisognava riuscire a mettere le mani su saggi recandosi fisicamente in librerie o biblioteche dopo che un titolo ci era stato fortuitamente segnalato da qualche conoscente erudito o perchè rientrava nel nostro percorso di studio universitario.
L'immediatezza con cui invece ora certe cose avvengono è un rischio anche e soprattutto per noi stessi, perchè può renderci molto più superficiali nell'analizzare ciò che leggiamo o visioniamo. Di seguito quindi propongo una sorta di bussola per informarsi meglio (e senza dover per forza dipendere da improbabili e interessati fact-checker).
IL CLICK-BAIT
Come molti già sapranno, rientrano in questa definizione i contenuti che si propongono di attirare i nostri "click" (o comunque la nostra attenzione) attraverso titoli, foto o incipit sensazionalistici e quindi di impatto (mero marketing insomma). Non voglio dire che poi i contenuti siano per forza di scarsa qualità (mi è capitato più di una volta di perdonare per il click-baiting alcuni articoli ben fatti), ma molte volte è così. Quindi il ricorso a certi mezz(ucc)i può già essere una certa spia d'allarme sul fatto che l'autore del contenuto è disposto a sgomitare per "averci", e non necessariamente perchè tiene a noi e al nostro essere informati. Cascateci pure quando ritenete, ma poi mantenete il radar critico doppiamente attivo.
LE FONTI
Questa è una annosissima questione. C'è poco da farci : come per i corsi d'acqua, quest'ultima sarà tanto più pura quanto più riusciamo a risalire alla sorgente. E nel mondo dei fatti, la sorgente corrisponde al luogo fisico più prossimo a dove questi si svolgono. Il che non è comunque una garanzia : le tecniche di ripresa insegnano che anche solo la scelta di inquadrare un elemento piuttosto che un altro può portare a raccontare storie parecchio diverse. Anche nell'informazione e nella cronaca, un po' come nel mondo della fisica moderna, l'osservatore ha quindi un ruolo attivo nella ricezione e nell'elaborazione degli eventi anche solo per il modo in cui guarda il mondo. È quindi influenzato dalla somma di tutti i suoi precetti e da quanto voglia o meno ricercare negli avvenimenti una storia che ha già preventivamente scritto nella sua testa (in altre parole, da quanto voglia cercare di essere obiettivo e onesto, pur con tutti i limiti del caso). Senza contare che ormai con le tecniche di "deep-fake" è possibile mostrare in foto o in video praticamente qualsiasi cosa.
Ecco perchè il top sarebbe sempre quello di riuscire a vedere le cose coi propri occhi quando e come possibile.
Media e giornalismo servono (o dovrebbero servire, tra le altre cose) a sopperire all'impossibilità da parte dei singoli di essere sempre ovunque. I fatti, prima di arrivare al "cliente", subiscono però una trasformazione che è tanto più pesante e arbitraria quanto più è fazioso (o dozzinale) chi la imprime. Gli inconvenienti fondamentali sono due :
- ad un sacco di gente non interessa conoscere davvero i fatti; tutto ciò che vogliono sono delle interpretazioni degli stessi che siano quanto più affini col loro modo di pensare e che giustifichino il loro stare al mondo in modo da non comprometterne lo status quo e non obbligarli faticosamente a cambiare idea; questo la stragrande maggioranza delle testate (e del codazzo di opinionisti, nonchè di politici) lo sa, ed è il loro unico vero business;
- per quanto ci siano sempre più giornalisti indipendenti in grado di ripagare il loro lavoro grazie alle donazioni di chi li segue, ormai agenzie come la Reuters o la Associated Press hanno un quasi monopolio mondiale riguardo la copertura di certi eventi, e il 90 % delle testate (cartacee o web) nazionali non fanno altro che prendere e tradurre i loro lanci ricamandoci al più qualche cazzata sopra (o, come nel caso dell'ANSA, inanellando sequele clamorose di errori grammaticali); a spezzare questo monopolio ora sono se non altro i social e i contenuti che gli utenti presenti in loco possono, connessione internet permettendo, condividere in tempo reale.
FATTI E OPINIONI
Per capire però ancora meglio il discorso sulle fonti è necessario fare un po' di ordine sulla differenza che intercorre tra queste due cose, troppe volte maliziosamente mescolate. In linea di massima, quando nel riportare un fatto (che è semplicemente "qualcosa che accade") gli si attaccano addosso dei giudizi qualitativi/morali (giusto/sbagliato, buono/cattivo, bello/brutto ecc.), fosse anche solo nel tono di voce che si usa, o se ne cercano le origini e le ragioni, si passa immediatamente nel campo delle opinioni. Dietro a delle opinioni possono esserci dei fatti, come potrebbe addirittura non essercene alcuno. Il mio suggerimento è di porsi sempre nei confronti di qualsiasi opinione con scetticismo. Questo sarà il motore che vi consentirà di farvi strada nei rovi delle opinioni per scoprire se effettivamente si basano su qualcosa, o non nascondono assolutamente nulla. A volte le persone possono inondarvi di opinioni fini a sè stesse in assoluta buonafede. Se quindi decidete di credere a ciò che vi racconta la pasticciera che vi sta tanto simpatica, lo farete a vostro rischio e pericolo (qualora a questo punto non fosse chiaro, per onestà intellettuale vi avviso che anche questo blog è costituito in massima parte da opinioni, anche se faccio del mio meglio per circostanziarle e giustificarle il più possibile).
CHI DICE COSA
Con "fonte" si tende ad indicare spesso la persona che riporta un qualche fatto. Chi è questa persona? Quanto era effettivamente "vicina" personalmente al fatto in questione? Perchè potrebbe avere interesse a riferircelo? È un fatto verosimile? Queste sono solo alcune delle domande da farsi (o da fare). Abbiamo ormai imparato che l'altisonanza di cognomi o titoli o appartenere a certi ordini non sono garanzia di precisione ed onestà e anzi, essere a libro paga di certi organismi assicuri piuttosto faziosità. Certo, credo sia tutt'ora lecito aspettarsi da un professore universitario o uno studioso rinomato delle opinioni più elaborate e interessanti del meccanico della vostra officina di fiducia. Per questo credo che ancora oggi i supporti migliori per conoscere meglio certe questioni rimangano i saggi, non necessariamente iper-specialistici. Il continuo rimando ad altre fonti e la necessità di sviluppare cronache e ragionamenti nell'arco di molte pagine sono cose che già di per sè obbligano a sviscerare a fondo gli argomenti, di certo più di quanto possa fare un articoletto de La Stampa.
Un'altra fonte di prima qualità sono i documenti ufficiali, specie se militari e de-secretati : gli apparati di difesa delle nazioni non hanno alcun interesse a raccontarsi cazzate, e sono quindi molto più abituati ad attenersi ai fatti piuttosto che alle opinioni. Wikileaks è e rimarrà sempre una miniera d'oro in questo senso (e dovremmo essere infinitamente grati al sacrificio di persone coraggiose come Julian Assange o Edward Snowden).
Suggerire di guardare a cose scritte anche diversi anni addietro per avere un'idea migliore di ciò che accade nel presente potrebbe sembrare assurdo. Ma proprio perchè potrebbe esserci assolutamente precluso essere testimoni oculari di fatti che avvengono in un dato momento, sapere come certe cose siano andate in altre occasioni rimane uno dei modi migliori per riuscire a unire meglio i puntini sulla base dei dettagli che riescono a raggiungerci.
RAGIONEVOLEZZA E VEROSIMIGLIANZA
Ciò che di importante dovremmo anche chiederci in merito ad un fatto che ci viene riportato, sono il suo grado di ragionevolezza e il suo grado di verosimiglianza.
Per ragionevolezza intendo la sua coerenza logica. Come già detto, nel 99 % dei casi ci vengono riportati fatti che non saremo mai nelle condizioni di verificare di persona. La prima (e a volte unica) arma che abbiamo per analizzarne la fondatezza, è quindi fare caso alla presenza di eventuali contraddizioni logiche. Se io a inizio discorso ti dico che tutti i cigni sono bianchi, ma alla fine dico che ci sono anche cigni neri (esempio idiota), la coerenza e quindi la fondatezza del mio discorso decadono. Lo studio delle fallacie logiche è importante per allenarsi a rilevare le contraddizioni in una enormità di situazioni.
Per verosimiglianza intendo la probabilità che un certo fatto sia realmente accaduto in un dato contesto e momento. Ripetendomi, più siamo a conoscenza dello sviluppo di eventi pregressi in contesti simili, e più saremo ovviamente in grado di valutarne l'entità. In altre parole, più conosceremo la storia, e più saremo in grado di districarsi nello spesso confusionario presente, e magari prevedere anche un po' di futuro.
IL CHERRY-PICKING
Con "cherry-picking" si fa riferimento ad una fallacia logica che è qualcosa da cui chi ha intenzione di farsi un' idea più onesta dei fatti e del mondo dovrebbe guardarsi come la peste, perchè è il primo ad esserne vittima.
Come il nome indica, si tratta di "prendere le ciliegie". Ossia, parafrasando, decidere di collezionare e mettere metodicamente (anche e soprattutto in maniera inconsapevole) a repertorio solo le informazioni e i dati che contribuiscono a confermare e rinforzare una nostra tesi o credenza. È una dinamica molto sottile, perchè la tesi che tendiamo ad inseguire potrebbe non essere del tutto chiara nemmeno a noi, dal momento che potremmo viverla o percepirla più come una sorta di sentimento, di indole.
Ad esempio, potremmo (comprensibilmente) essere completamente sfiduciati nei confronti della classe politica. E il nostro grado di sfiducia e di astio potrebbe essere talmente accentuato da farci prendere per buona qualsiasi notizia o informazione che vada a confermarci il fatto che sono una manica di ladri, ignorando completamente quanto invece potrebbe contribuire a farci riguadagnare un po' di fiducia. Questo è il primo esempio che mi è venuto in mente, ma ovviamente si può applicare a qualsiasi argomento (del resto, a suo modo è ciò che anche nell'ambito della ricerca scientifica viene indicato come "bias").
La voglia, il bisogno di avere ragione e di sentire di essere dalla parte giusta possono essere irresistibili. Anche perchè a nessuno piace stare nel limbo dell'indecisione senza sapere cosa è giusto e cosa sbagliato, chi ha ragione e chi ha torto. Abbiamo l'umana tendenza a voler parteggiare, a sopprimere le ambiguità, a voler semplificare (e banalizzare) la complessità quando e dove possibile, anche a costo di perderci dei pezzi di verità per strada. Forse in generale sarebbe meglio educarsi ad indulgere un po' di più nel dubbio. È una posizione senz'altro scomoda e che scotta come una patata bollente, ma utile e fertile. E dove non è possibile mettere un punto su una questione, credo che fermarsi ad un "può essere che sia in un dato modo, ma non posso esserne del tutto certo" possa comunque consentire di vivere ed agire con fermezza in tutte le cose che sono per noi più prossime e importanti.
Buona informazione.
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